Il ragazzo, quel ragazzo della signora bionda dei ciliegi
Non c’è più.
Ripercorro la trazzera che porta alla villa del sole.
Non la ricordavo così,
stretta da due muretti in pietra lavica,
vestiti di rovi e avvolti da un avvolgente profumo di more, uve e terra.
Quella terra, secca e impalpabile, che ti inebria l’olfatto di quell’intimo odore che quasi lo senti, sulla pelle, carezzarti piano il cuore.
Il tempo di chiudere gli occhi e lui è lì.
Vento, acqua, sole e sale son passati dalla strada che porta alla villa sul mare.
Lui è proprio lì, carnificazione di un lontano profumo di mezza estate.
Piedi veloci e sicuri quasi sfiorano i cutilisci così lisci e un gran bel sorriso imbarazzato,
se riuscivi ad incrociare la sua rotta per caso.
Eccolo il mio sedile di pietra ricavato in un angolo della piccola aia che dava sulla spiaggia.
Sonnecchia ancora, riparato da vento, acqua e sguardi non voluti.
E’ arrivata l’ora dello spettacolo.
Gli astri abbassano lentamente le luci.
L’aria è quasi blu e la bella di notte allarga i suoi petali morbidi
quasi a volerti offrire le sue grazie.
Tutto intorno strizza un occhio seducente:
chiaro invito a licenziosità silenziose,
di quel che la luce non può e non potrà mai manifestare.
La tenda s’è mossa.
Lui è già entrato e siede sul divano d’annunziano.
In mano un bicchiere di spuma
E negli occhi la vita,
giovane e bramata,
sbocciata e assaporata,
dalle esperienti mani di lei,
la signora bionda dei ciliegi.
Quella fu la sua prima esperienza di amore mentale misto un po’ a quello carnale.
La sua vita ne fu segnata, tanto da non accontentarsi mai di semplici figure tappabuchi,
tracannando litri e litri di anime,
costantemente ubriaco di Vita.
Ci saremmo visti, si e no, sei o sette volte in cinque anni.
Ogni volta, mi lasciava un pieno di gioia, riflessioni e acque blu in cui tuffarmi che potevo sognare indisturbata per altri sei mesi.
L’appuntamento era sempre lì, al solito posto, alla stessa ora.
Su quel sedile di pietra lavica.
Nessuna acrobazia, non più.
Solamente sorrisi e sguardi rivolti al sole fresco del mattino.
Non si faceva altro che raccontarsi vita, sogni e voglie.
E il tempo trascorreva pacato,
quasi grato
perché non costretto a strizzarsi
per non lasciar spazio alla noia.
Respiro a pieni polmoni un’aria,
che sembra si sia fermata
a vedere il mio film.
Un fruscio di passi veloci.
E’ lui. E’ arrivato.
Non più con un bicchiere di spuma,
ma con una barretta di Lindt in mano.
“Paolino paolino, non so come, ma arrivi sempre puntuale!!”